Il Battistero di San Giovanni in Fonte (Padula)Nella contrada Fonti di Padula, là dove nella tarda età romana esisteva il Pagus di Marcellianum suburbio di Cosilinum, c’è uno dei monumenti più suggestivi della Diocesi di Teggiano-Policastro: il Battistero di San Giovanni in Fonte, che risale ai primi secoli del Cristianesimo (primi decenni del IV sec.). È, infatti, Cassiodoro a fornire le prime preziose informazioni sul Battistero. Lo storico Cassiodoro (490-583), funzionario di Teodorico, passando per questa contrada notò che si teneva annualmente una fiera in onore di San Cipriano, nella quale però difettava l’ordine pubblico, per cui egli scrisse una lettera al re Alarico per sollecitare l’intervento del potere centrale attraverso l’invio sul posto di un corrector regionale. In questa relazione (Varie, VIII, 33) descrisse appunto il Battistero di San Giovanni in Fonte, che aveva una peculiarità : il Battesimo veniva somministrato ai catecumeni mediante l’immersione in una vasca attraversata da un’acqua sorgiva purissima e trasparente (“nimio candore perspicuaâ€) che durante la celebrazione della Veglia pasquale s’ingrossava prodigiosamente, raggiungendo un livello che agevolava lo svolgimento del rito1. Il Battistero, è il primo esempio di architettura paleocristiana in Campania e la creazione del borgo di Marcellianum, rientra nel programma attuato da Marcello primo papa (308-309), di fornire le ventuno diocesi da lui ordinate per diversa loca, di una fonte battesimale. Quale luogo migliore se non quello sulla Marcellana principalmente per le caratteristiche del sito: l’acqua sorgiva ben si prestava a caratterizzarlo singolarmente ricreando le origini del Sacramento sorto nel Giordano e, infatti, Cassiodoro esclamava commosso: habet et Lucania Jordanem suum.5 Il Battistero, inoltre, pare si innestasse su un’antica preesistenza, il luogo della fiera era stato in tempi pagani sede del culto di Leucothea, ninfa legata alle acque. La costruzione di questo Battistero “in acqua corrente†è una delle più interessanti anche se i continui riadattamenti e trasformazioni subite nel corso dei secoli, ne hanno fortemente alterato o celato l’aspetto più antico, tuttavia la suggestione maggiore è data dal flusso d’acqua sorgiva che ancora l’attraversa. Come chiesa, il Battistero di San Giovanni in Fonte ebbe funzione fino agli inizi del Novecento quando erano ben distinguibili un nartece e un edificio, diviso da muri in tre ambienti: una cappella con l’abside, la vasca fiancheggiata da due ambulacri ed infine un terzo ambiente, occupato tutto dall’acqua comunicante con la vasca. Il nucleo più antico è certamente quello dove si trovava la vasca (fonte battesimale),mentre le altre strutture vanno riportate agli adattamenti ed ampliamenti voluti da coloro (i Templari, gli Spedalieri Gerosolimitani, il clero locale) che hanno tenuto questo complesso architettonico nel corso dei secoli.6 Qua e là sugli intonaci anneriti e screpolati, si intravedono frammenti di affreschi raffiguranti i volti (un tempo certamente mezzibusti) degli Evangelisti. Il volto meglio conservato, quello della cuffia nord-orientale, testimonia il realismo di stampo classicista dell’arte del IV secolo: gli occhi assumono valenza simbolica, diventano specchio dell’anima e l’immagine si mostra nella sua immediata frontalità , gli stessi caratteri costitutivi si riscontrano anche, negli affreschi delle catacombe di Commodilla (IV sec.) a Roma. Inoltre, il volto del Battistero di San Giovanni, sembra la precisa traduzione in pittura del ritratto in bronzo di Costanzo II o Costantino (conservato nel Palazzo dei Conservatori a Roma). Infine si intuisce uno stretto legame tra la forma dell’edificio e la sua decorazione: gli evangelisti agli angoli della vasca lustrale potrebbero essere identificati come i “pilastri†su cui poggia la chiesa.7 Questo antichissimo battistero, che un recente intervento di restauro ha portato al recupero, per quanto era possibile poiché era ridotto ormai allo stato di rudere, resta una delle testimonianze più autentiche e toccanti di fede e forse l’unico edificio paleocristiano ancora in piedi in tutto il vasto territorio diocesano. [ Indietro ]
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