Chiesa di S.Nicola De Domnis (Padula) Tra il VI e VIII secolo sul colle di Padula fu eretta la Chiesa di S. Nicola de Domnis, un martirion che testimonia la diffusione di monaci basiliani (VIII sec. d.C.). Due sono le ipotesi cosiderate per identificare il titolo “de donnis”; potrebbe essere riferito ad un edificio per fanciulle povere, un tempo attiguo alla chiesa, oppure, sta ad indicare l’accezione “de domnis” (di Signori) riferita a coloro che avrebbero contribuito alla edificazione della vetusta chiesa. L’impianto, che poggia sulla roccia, è una cella tricora, ossia un’aula rettangolare con tre absidi semicircolari. Sul fianco meridionale sono addossati i muri di un’abitazione che causarono la chiusura delle finestre sestiacute. La cupola s’imposta sul tamburo con pennacchi a vela. Il presbiterio si eleva rispetto al livello dell’aula. Sotto il presbiterio vi è la cripta. “La cripta nelle trasformazioni subite, fu usata pure come sepoltura, mediante tre botole aperte sul pavimento: la destinazione fu successiva poiché l’area più sacra della chiesa, nella concezione del primo Cristianesimo non poteva essere contaminata dalla morte, a meno che questa fosse purificata e santificata dal sangue del martirio”.10 Sulla parte di fondo della navata si presenta una insolita iconòstasis (struttura che separava il presbitero dalle navate; la si trova, in particolar modo nelle chiese di rito bizantino) con la porta regia chiusa lateralmente da bassi muretti e forse, anticamente, pure da tende, nei momenti salienti della celebrazione sacra. La porta meridionale ridotta ad un luogo ristretto, consentiva solo lo scambio verbale del rito, non esisteva, invece, la porta di sinistra, dalla quale sarebbe dovuta uscire la processione col Vangelo. Forse le due porte avevano una funzione per il popolo: da una parte entravano le donne e dall’altra, gli uomini. Sulla parete dell’iconostasi, a sinistra, sono presenti tracce di affreschi databili al XIII sec., che raffigurano una “Presentazione di Gesù al tempio”, mentre sulle pareti laterali sono riconoscibili le teorie degli Apostoli e dei Santi. La presenza di questi affreschi con immagini tipiche della cultura orientale, attestano che il rito greco dovette rimanere a lungo. Appartengono alla chiesa due statue lignee: il Cristo benedicente del 1400 (realizzato dalla bottega degli Alamanno) al quale mancano il braccio destro e la mano sinistra, ma che in origine doveva assumere una posa benedicente e, forse, reggeva un globo e la Madonna delle Grazie (XVI sec.) attribuibile a Giovanni da Nola. Oggi le statue sono custodite nei depositi della Certosa di S. Lorenzo. [ Indietro ]
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