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TEGGIANO: PER L?OMICIDIO-SUICIDIO AL SALUMIFICIO ?IL PRINCIPINO? SI ATTENDONO ALTRI ESAMI SULL?UNICA ARMA UTILIZZATA

Articolo tratto da: "Il Mattino"

L'esame autoptico disposto dalla Procura della Repubblica di Sala Consilina sui cadaveri dei due soci del salumificio «Il principino» di Teggiano, eseguito dal medico legale Luigi Mastrangelo nella giornata di ieri, sembra aver confermato la tesi dell'omicidio-suicidio.
Il condizionale è ovviamente ancora d'obbligo, in quanto i risultati degli esami saranno a disposizione dell'Autorità giudiziaria non prima di 15 giorni.
E saranno soltanto questi particolari esami, unitamente alla perizia balistica ed all'esame delle impronte digitali sulla pistola a determinare inequivocabilmente la dinamica della tragedia che ha causato la morte di Antonio Di Mieri di 58 anni di Teggiano e di Vincenzo Amato di 69 anni di Monte San Giacomo.
Quello che sembra al momento certo, comunque,sono alcuni particolari che confermerebbero che i primi due proiettili partiti dalla beretta calibro 7,65 sarebbero stati sparati contro Di Mieri, colpendolo alla spalla, mentre il terzo proiettile che ha colpito Amato alla nuca sarebbe partito dalla mano di Mieri.

L'unica certezza riguarda il quarto colpo, quello rivelatosi fatale per Di Mieri, esploso nel garage dell'abitazione dell'imprenditore di Teggiano. Anche in questo caso, però, bisognerà accertare se il colpo sia partito volontariamente o accidentalmente. Insomma, anche se i contorni della tragedia, con il passare delle ore, cominciano a farsi più nitidi, sono ancora tanti i dubbi da sciogliere.
Quello che è certo, purtroppo, è che i due amici, soci dell'azienda «Il Principino», sono morti azionando la stessa pistola che, con molta probabilità, era custodita nel cassetto della scrivania a scopo antirapina. Ed in tutto il Vallo di Diano, in questi giorni, non si parla d'altro. Antonio Di Mieri e Vincenzo Amato, infatti, erano molto noti ed il dramma che ha coinvolto le due famiglie viene vissuto dall'intero comprensorio.
«Sono storie che lasciano grande tristezza - dice il Vescovo della diocesi di Teggiano-Policastro, Mons. Angelo Spinillo - ed è logico che la tristezza diventa maggiore quando le persone che vi sono coinvolte sono conosciute da tutti, come Di Mieri ed Amato.
Anch'io li conoscevo personalmente e di loro mi rimane, indelebile, la loro gioia allorquando una sera di tanti anni fa mi vennero a trovare e, dopo avermi invitato all'inaugurazione della loro azienda, vollero che dalla piazza IV Novembre del centro storico anch'io vedessi assieme a loro, dall'alto del paese, la loro struttura che appariva ai loro occhi il sogno di una vita finalmente concretizzatosi.
Ricordo ancora bene la loro gioia nell'osservare da lontano quella che i due amici giudicavano la loro creatura che avevano realizzato con sacrifici e con tanto sudore.
Un ricordo che mi torna spesso alla mente in queste ore e che rende ancora di più inspiegabile quanto accaduto, considerando che mai, in precedenza, i due avevano dato segnali di particolare inquietudine».
Ed infatti a tutti, sia a Teggiano che a Monte San Giacomo, i centri dove i due soci vivevano, sfugge il motivo che ha causato una tragedia dalle proporzioni così immani. Un segreto che i due amici hanno voluto custodire gelosamente, portandoselo fin nella bara.

Rocco Colombo

News pubblicata il 12-07-2009, letta 3592 volte
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