HOME Notizie 23 NOVEMBRE 1980: 25 anni dopo una ferita ancora aperta

23 NOVEMBRE 1980: 25 ANNI DOPO UNA FERITA ANCORA APERTA

Articolo tratto da: "Salerno Notizie"

Ricorre oggi il venticinquesimo anniversario della strage dell?Irpinia e della Basilicata. Come poter cancellare tante lacrime tra le macerie di citt? completamente rase al suolo, come poter dimenticare il consequenziale cambiamento della nostra societ? e delle nostre vite, come poter far finta di niente se la memoria non offusca le ombre di un passato indelebile in ogni singolo individuo che, direttamente o indirettamente, ha vissuto quei 90 lunghissimi secondi di paura.



Era il 23 novembre del 1980: una tranquilla domenica autunnale si ? trasformata in un vero e proprio inferno umano. La Natura decise ancora una volta di punire l?uomo: la sua freccia malvagia si ? scagli? nel cuore dell?Irpinia: alle 19:35 circa la terr? cominci? a tremare: scosse di potenza pari al decimo grado della scala Mercalli si alternarono per circa due minuti con pause talmente che brevi nessuno ebbe il tempo di capire cosa stesse accadendo. Poi il vuoto. La natura si riaddorment? e l?uomo rimase scosso, attonito, smarrito, pi? solo che mai. Il centro della terra, saturo di energia, la liber? verso gli strati pi? superficiali, dove donne e uomini camminavano, si ammassavano costruivano e sognavano il loro futuro.



Molti portano ancora con se le cicatrici visibili di quella strage: altri invece hanno disseminati nel cuore le croci dei propri cari deceduti. Quel terremoto maledetto caus? circa 3.000 morti ed oltre 10.000 feriti, cancell? oltre 77.000 costruzioni in 686 comuni e ne danneggi? gravemente altre 275.000. La domenica successiva Papa Giovanni Paolo II nell'Angelus rivolse un pensiero alle popolazioni colpite. Ma non solo numeri e cifre: quella catastrofe dai colori tetri ha generato altre problematiche che nel corso dei mesi e degli anni hanno preso piede nel tessuto sociale e politico del nostro meridione: sottosviluppo, disoccupazione, malavita ? organizzata, senzatetto e tanto altro ancora che ormai fa parte della nostra quotidianit?.



Una lenta ricostruzione di strade, edifici, teatri, strutture turistiche segu? il terremoto del 1980, ma nella realt? nulla ? ritornato ad essere come prima. Quella quiete e quella serenit? antecedenti al sisma sembrano essere rimaste sepolte sotto quelle maceria dove ognuno bene o male ha perso una parte della propria individualit?, un pezzo della propria esistenza.

Rosa Graziuso





News pubblicata il 23-11-2005, letta 1341 volte
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